LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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BOSSI E LE SUE CARTE

lunedì, novembre 15th, 2010

Tira una brutta aria nel polveroso saloon del Belpaese, un’atmosfera sospesa ed elettrica che di solito prelude all’ennesima sparatoria all’OK Corral del Far West italiano. L’uomo dietro il bancone lo sa, ma continua a servire da bere come se nulla fosse, anche se tra poco non gli resterà che abbassarsi dietro la barra e aspettare che tutto sia finito.

Al centro della scena un tavolo con cinque giocatori intorno: Berlusconi che tiene stancamente il banco, una mano già poggiata sulla fondina d’oro; accanto a lui siede Bossi e, in piedi, alle spalle di entrambi, c’è Tremonti che sbircia le carte con aria apparentemente indifferente; Fini rilancia all’impazzata perché non ha più nulla da perdere; Casini bleffa con l’abilità del pokerista consumato e finge di “vedere” l’impossibile (un governo dei migliori) essendo in realtà pronto a ogni tipo di partita; Bersani fa il suo gioco: le carte sono quelle che sono e miracoli non se ne possono fare.

Cinque giocatori, dunque, ma uno solo è il baro, colui che nasconde ben tre assi nella manica: mordicchia un sigaro spento all’angolo della bocca, indossa una camicia verde e viene dal profondo Nord. Berlusconi lo sa e anche l’uomo del bancone l’ha capito perché lo conosce bene: sono vent’anni che fa il solito gioco senza sbagliare una mano.

Tre assi nella manica, si diceva: vediamo quali sono e per quale ragione fanno di Bossi il giocatore decisivo della partita, quello da cui dipendono le sorti della legislatura.

Il primo asso lo rende forte per davvero in quanto gli permette di andare alle elezioni senza temerne il risultato. Se vince governerà più forte di prima, se perde aumenterà la sua quota di parlamentari.

Bossi è il primo a sapere che un bagno all’opposizione avrebbe il salutare effetto di rinvigorire l’elettorato e la sua propaganda: è difficile anche per lui continuare a gridare “Roma ladrona” mentre va occupando sempre di più i gangli del potere dell’odiata capitale. E se fosse escluso dal governo per via parlamentare sa bene che non sarebbe per sempre, anzi, ciò gli consentirebbe di arrivare più vigoroso di prima all’attesa rivincita.

Il secondo asso rende Bossi il potenziale protagonista di un’uscita da destra dal berlusconismo. Bisognerebbe, però, riuscire nell’impresa di varare un governo che vada oltre Berlusconi, ma con Berlusconi e che lo accompagnasse alla porta dolcemente come si fa con un ospite di riguardo.

Per convincerlo sarebbe bene trovare il modo d’infilargli in tasca un salvacondotto giudiziario e rendergli l’onore delle armi. Fini e Casini sarebbero disposti a farlo a patto di rientrare al governo in una posizione di forza. Il Pd resterebbe fuori a guardare, incamerando però il successo di assistere all’uscita di scena dell’avversario di sempre.

Un risultato politico inaspettato, forse il massimo ottenibile nell’attuale quadro di rapporti di forza dopo la sonora sconfitta del 2008, che sembra ispirato allo stratega cinese Sun Tzu: «Piegare il nemico senza combattere la guerra».

Il terzo asso consentirebbe alla Lega addirittura di puntellare un governo di transizione con dentro anche il Pd e che sia contro Berlusconi, senza ipocrisie o sottigliezze, potendo magari contare sul soccorso di una pattuglia di senatori del Pdl sicuri di non essere rieletti in caso di nuove elezioni.

Tale esecutivo avrebbe l’obiettivo di riscrivere la legge elettorale, di affrontare l’emergenza economica e poi di preparare il paese alle elezioni con regole più civili. Bossi potrebbe sostenerlo in nome della duttilità o, se si preferisce, della spregiudicatezza della sua politica monotematica, tutta incentrata sul federalismo che i nuovi alleati non avrebbero difficoltà a promettergli in cambio del suo sostegno. Sembra questo il disegno più improbabile, ma la sua plausibilità dipenderà dall’incattivirsi della situazione, dal modo con cui Berlusconi sceglierà di puntare i piedi e fare resistenza, acconciandosi alla sua natura.

Natura di pistolero, è bene non dimenticarlo. Oggi il cavaliere è debole (e un Berlusconi bis lo renderebbe ancora più prostrato) e perciò non ha l’energia necessaria per impedire la formazione di scenari alternativi, ma è sufficientemente forte per bloccarne l’effettiva realizzazione potendo contare sulle divisioni e le rivalità dei suoi avversari, vecchi e nuovi.

Anzi, è proprio un simile stallo a far tirare una brutta aria di elezioni con questa legge elettorale. Lo scenario peggiore per gli interessi del paese, ma il più favorevole al premier, il quale, vistosi pregiudizialmente rifiutato dal sistema che ha contribuito a creare, farà di tutto per far saltare il tavolo e giocare l’ultima partita nel ruolo migliore, quello della vittima.

Per questa ragione Berlusconi ha la mano già pronta sulla fondina, Bossi continua a barare e l’uomo dietro il bancone trema: sa bene che non bisogna sottovalutare la mira del vecchio pistolero, reduce da mille battaglie.

da www.ilsole24ore.com

41-TER, CARCERE DURO ANCHE PER OMICIDI EFFERATI

giovedì, ottobre 28th, 2010

Carcere duro, isolamento e sospensione dei benefici carcerari, non solo per i delitti mafiosi o per terrorismo, ma anche per chi commette omicidi particolarmente efferati. E’ questa la proposta della Lega formalizzata in un ddl che porta per ora la firma del capogruppo del Senato, Federico Bricolo, e dei senatori Lorenzo Bodega e Sandro Mazzatorta, ma che ”si spera raccolga a breve l’appoggio anche di altri gruppi”.

”Basta con il bullismo, non e’ possibile vedere uscire criminali autori di delitti odiosi ed efferati dopo pochi anni, che si rifanno la vita come se niente fosse” chiarisce Bricolo nel corso di una conferenza stampa a cui partecipano anche i senatori Rosi Mauro e Sergio Divina.

”E’ ora che le pene siano collegate al delitto commesso e quindi estensione del carcere duro gia’ previsto dal nostro ordinamento per i mafiosi ed i terroristi anche per chi si macchia di delitti efferati, come omicidi aggravati da motivi futili o abietti, a sfondo sessuale, quelle previste insomma dalle aggaravanti previste dall’art.576 primo comma n.2, n.5 e n.5.1 del codice penale. Inoltre ci deve essere la certezza della pena” spiega Mazzatorta, che riassume anche il senso della proposta di legge: ”Da un lato chiediamo che per i carcerati di questa tipologia si applichi il carcere duro (con un 41-ter), con isolamento, limitazione ad un’ora d’aria al giorno, limitazione dei colloqui a uno ogni due mesi, limitazione degli oggetti ricevibili dall’esterno, censura alla corrispondenza, oltre all’obbligatorieta’ del trattamento psicologico di recupero. Pensiamo anche a strutture carceraria ad hoc o allestimento di aree separate all’interno delle carceri stesse”.

Al carcere duro va poi aggiunta la sospensione dei benefici carcerari (con un nuovo art.58-quater), come lavoro all’esterno, permessi premio riduzioni di pena che potranno essere applicati ”solo dopo che la pena sia stata espiata per i tre quarti, o in caso di ergastolo solo dopo 26 anni di carcerazione”.

”Con la nostra proposta non si vuole toccare o modificare il principio rieducativo, volto al recupero sociale, previsto dal nostro ordinamento per chi si macchia di un delitto, ma solo affermare con chiarezza che quando compare crudelta’ nel comportamento criminale non e’ ammessa alcuna tolleranza – spiega dal canto suo Divina -. Ogni societa’ ha un tasso di criminalita’ che decide di accettare, noi dobbiamo attivare dei freni inibitori a comportamenti socialamente inaccettabili e inacettati e la nostra proposta si ispira ad una teoria ‘economica del criminale’ che modula i suoi comportamenti anche in ragione dei rischi in cui incorre.

Pene severe o severita’ nell’applicazione delle pene alzano questo livello di rischio, che invece oggi nel nostro sistema sono pressocche’ pari a zero”.

da www.asca.it

ELEZIONI:VITTORIA DI BERLUSCONI

mercoledì, ottobre 27th, 2010

La crisi di governo sembra ogni giorno più vicina. E una delle ipotesi in caso di caduta del governo guidato da Silvio Berlusconi è il ritorno alle urne con il Porcellum, ovvero l’attuale legge elettorale. Ma che cosa accadrebbe se davvero si andasse al voto in tempi brevissimi? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Renato Mannheimer. Il presidente dell’Ispo si mostra cauto ed esordisce dicendo che “tutto dipenderà da come andrà la campagna elettorale e quindi molto può ancora cambiare”.

Ma allo stato attuale, “possiamo dire che il Centrodestra di Berlusconi e Bossi – senza Fini – vincerebbe sicuramente alla Camera dei Deputati e quindi avrebbe la maggioranza assoluta di 346 deputati”. Il problema, però, è Palazzo Madama. Nicola Piepoli sostiene che Pdl e Lega avrebbero la meglio anche al Senato, di pare opposto l’Swg di Trieste. Mannheimer “parla invece di un risultato molto incerto per la Camera Alta, dove non è escluso che, nonostante la legge preveda il premio di maggioranza a livello regionale, il Cavaliere possa farcela ad ottenere la maggioranza”.

“Al Nord – spiega il numero dell’Ispo – la partita sarebbe abbastanza semplice. Il Centrodestra conquisterebbe quasi certamente le principali regioni grazie all’apporto significativo del Carroccio. L’incertezza riguarda soprattutto il Sud. Ad esempio una sfida chiave sarebbe quella della Sicilia, dove la presenza dell’Mpa di Lombardo rimette tutto in discussione. In Puglia, invece, la forza di Vendola potrebbe spostare la regione a favore del Centrosinistra”.

Quanto ai singoli partiti, Mannheimer rivela che “il Popolo della Libertà è in questo momento di poco sotto il 30 per cento. La Lega Nord è in crescita rispetto alle scorse consultazioni e si attesta al 12% circa, anche se alcuni miei colleghi danno il Carroccio addirittura al 14%”. Debole il Partito Democratico, “fermo al 25%”. E Fini? “L’ultimo dato che abbiamo a disposizione assegna a Futuro e Libertà il 6%”. Infine Beppe Grillo. “Il Movimento 5 Stelle potrebbe superare il 4% ed entrare in Parlamento, è a ridosso della soglia di sbarramento. Il comico genovese ‘ruba’ molti consensi all’Italia dei Valori ma anche al Pd”.

da www.affaritaliani.it

AVANTI LA LEGA

giovedì, ottobre 21st, 2010

Vittoria del Centrodestra ma senza maggioranza al Senato, dove l’alleanza Pdl-Lega Nord-La Destra si fermerebbe a quota 140 seggi (il quorum è di 159). E’ il risultato dell’ultimo sondaggio Swg sulle intenzioni di voto, diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it.

 Maurizio Pessato, amministratore delegato della società di Trieste, spiega ad Affaritaliani.it: “Il Popolo della Libertà è tra il 26 e il 28 per cento, molto debole. La Lega Nord è tra il 12 e 13% in forte crescita. Questa percentuale vuol dire che il Carroccio è il primo partito nel Veneto, oltre il dato delle Regionali, ed è alla pari con il Pdl in Lombardia. La Lega sale anche in Toscana, Umbria e Marche. L’idea è quella di una crescita generalizzata. La Destra di Storace è al 2%. Non ha perso il centrodestra in generale, ma è debole il Pdl e non tutti i suoi voti sono andati alla Lega”. Totale della coalizione tra il 40 e il 43%. Maggioranza assoluta alla Camera.

 “Futuro e Libertà – rivela Pessato – si colloca tra il 6 e il 7%. Il nuovo movimento di Fini supera quindi l’Udc di Casini, ferma al 5-6%. L’Mpa di Lombardo vale l’1% e l’Api di Rutelli è tra lo 0,5 e l’1%”. Totale dell’ipotetica, nuova, coalizione di centro 12,5-15%.

 “Il Partito Democratico si colloca tra il 24 e il 26%. L’Italia dei Valori è tra il 6 e il 7%. Sinistra Ecologia Libertà di Vendola si attesta al 4-5%”. Totale dell’alleanza di Centrosinistra 34-38%.

 “Poi ci sono la Federazione di Sinistra (Rifondazione e Pdci) tra il 2 e il 3% e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al 4-5%, sopra la soglia di sbarramento della Camera. Il comico genovese ruba voti a Di Pietro e prende consensi anche tra gli indecisi. Ha una grande presa perché i partiti tradizionali sono in difficoltà”.

 “Con questi numeri – spiega Pessato – al Senato non c’è una maggioranza. I premi regionali penalizzano il Centrodestra. In Puglia ci sarebbe un forte successo del Centrosinistra grazie a Vendola e in Sicilia, probabilmente, vincerebbe il nuovo centro grazie alla forza di Lombardo. Pdl-Lega-La Destra arriverebbero a circa 140 senatori, quindi senza maggioranza”.

Il sondaggio è stato realizzato il 4-5 ottobre, metodologia C.A.T.I. – C.A.W.I. e campione rappresentativo della popolazione italiana con diritto di voto di 2.000 persone, da www.affaritaliani.it

ORA LA LEGA VUOLE LA LOMBARDIA. E LA STORIA INSEGNA CHE VA PRESA SUL SERIO

mercoledì, ottobre 13th, 2010

Nel 1992 un avvocato di Varese, tastierista per diletto, e un medico ospedaliero bergamasco, consigliere comunale, entrano per la prima volta alla Camera dei deputati. Quando si candidarono, pochi avrebbero scommesso sulla loro elezione al Palazzo. E quando annunciarono la scalata al potere romano, dicendo di voler diventare ministri per realizzare federalismo e secessione, in molti risero. A distanza di quasi venti anni, Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno dimostrato di aver visto giusto e che, per quanto possano sembrare strampalate, le mire della Lega vanno prese sul serio. Così, oggi, gli obiettivi del Carroccio, anche quelli che appaiono irrealizzabili, vengono tenuti in considerazione dagli avversari politici. E temuti dagli alleati. Pdl in primis. Che ha imparato sulla propria pelle come il popolo di Umberto Bossi quando vuole una cosa la ottiene.

Per questo c’è un po’ di nervosismo in Lombardia ultimamente. Il senatùr ha cominciato a immaginarsi il Nord guidato dalla Lega. Conquistati nelle urne il Piemonte e il Veneto, con Roberto Cota e Luca Zaia, rimane la Lombardia, oggi in mano a Roberto Formigoni, eletto nel Pdl ma che autonomamente riesce a muovere un buon bacino di elettori tra le fila di Cl e l’imprenditoria moderata di matrice cattolica. Per questo ad Arcore, qualunque accordo il premier intenda prendere con il senatùr non può prescindere da un coinvolgimento diretto dell’interessato.

L’idea di Bossi, già illustrata a Silvio Berlusconi, è quella di accorpare alle elezioni amministrative di marzo anche le regionali in Lombardia. Ad appena un anno dal voto. Il premier ha accolto seriamente la proposta e sta valutando come e dove collocare Formigoni senza svilirne storia personale e spessore politico. Lui da sempre sogna il ministero degli Esteri. Se il Governo dovesse cadere e si andasse a elezioni anticipate, Formigoni non accetterebbe di lasciare la Regione in base a una promessa su un eventuale ministero in caso di vittoria. Ma se la crisi venisse scongiurata, un avvicendamento potrebbe essere plausibile anche per il governatore. Le pedine, però, le sposta Berlusconi. Che sta ridisegnando la struttura del Pdl tenendo in alta considerazione l’opinione di Formigoni.

Lo conferma la decisione sul coordinatore regionale del partito: il premier vorrebbe far tornare in Lombardia Mariastella Gelmini, l’unica che riuscì a mettere d’accordo tutti negli anni della sua gestione. Lei, diventata mamma, ha chiesto a Berlusconi di tornare vicino casa, a Bergamo. Quindi accetterebbe. Ma il “trasferimento” non è andato a buon fine perché l’attuale ministro dell’Istruzione è invisa all’ambiente di Comunione e Liberazione, che venne “arginata” in Forza Italia nel coordinamento Gelmini.

Intanto Formigoni con i suoi minimizza. A chi gli chiede un’opinione sulle mire leghiste risponde che non è “un’ipotesi all’ordine del giorno” ma, certo, “poi tutto può accadere”. Non è la prima volta che il governatore lombardo si trova a dover lottare contro presunti candidati del Carroccio. Nei mesi precedenti alle elezioni del 2010, sembrava che il candidato presidente per la maggioranza sarebbe stato Roberto Castelli, ex ministro delle Infrastrutture. Il leghista si diceva “pronto” e Formigoni non faceva una piega: “Potrei rinunciare per un incarico equivalente a Roma”. Perché, ricordava, “la Lombardia è più importante di molti ministeri”. E aggiungeva: “Il presidente del Consiglio deciderà il meglio per tutti, come sempre”. Ma un anno fa il Governo era saldo e la maggioranza compatta. Oggi il futuro appare incerto e la Lega è determinante. Per questo vengono prese sul serio le mire del Carroccio. Tutte. Anche quelle palesemente irrealizzabili.

Come le voci che vorrebbero Renzo Bossi possibile vicesindaco di Milano con Letizia Moratti. “Se ci danno la Regione – spiegano in via Bellerio – noi possiamo rinunciare al sindaco ma è certo che il grosso dei voti a Letizia Moratti glieli porterà la Lega, altrimenti dove va?”. E “vista così – dice un dirigente regionale del Pdl – non si può dar torto agli amici” del Carroccio. Non a caso Umberto Bossi ha improvvisamente frenato, dopo mesi di affondi, sulle elezioni anticipate: “Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi: io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo, la legislatura andrà fino in fondo”. Non quella della regione Lombardia.

da www.ilfattoquotidiano.it

FINI PUNGE LA LEGA

martedì, ottobre 12th, 2010

Un colpo al cerchio (il federalismo è «una scelta irrinunciabile»), un colpo alla botte (no alle «piccole patrie preunitarie» e all’evocazione di «inesistenti identità padane»).

Da Palermo, dove venerdì ha benedetto il governo Lombardo quater nato dalla neo-alleanza Pd-Udc-Fli, ieri l’instancabile Gianfranco Fini è salito all’altro capo della penisola, in Val d’Aosta. E dai piedi del Monte Bianco il presidente della Camera ha aperto alla «svolta federalista», come la chiamano dalla Lega, ma stando ben attento a piantare i suoi paletti di difensore dell’unità d’Italia e di paladino della «solidarietà» verso le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, quelle che secondo le analisi demoscopiche costituirebbero il potenziale serbatoio elettorale di una destra finiana. «I forti divari tra Nord e Sud – ammonisce Fini – non possono giustificare differenze di trattamento nella fruizione di servizi essenziali, come ad esempio la tutela della salute». Niente «competizione» tra regioni efficienti e ricche e regioni sprecone e povere, dice Fini: il federalismo deve essere «solidale», e là dove le entrate fiscali non riescono a pagare «i livelli essenziali di sanità, assistenza e istruzione» deve intervenire lo Stato per «garantire l’integrale copertura».

L’attuazione del federalismo fiscale è uno dei punti di quel programma di governo che Futuro e Libertà si è impegnata a difendere lealmente, e dunque Fini non se ne smarca: «La scelta di un modello federale è obbligata e irreversibile, perché adottata dalla stragrande maggioranza degli stati di grandi dimensioni». Ma i distinguo dalle parole d’ordine del Carroccio sono chiari e netti, conditi da una punta di sarcasmo: «Alla base della crescente popolarità che il termine federalismo incontra – spiega il presidente della Camera – non vi è un nostalgico guardare indietro alle piccole patrie pre-unitarie, e neanche il fascino per una inesistente identità padana», bensì la diffusa «insoddisfazione per il cattivo funzionamento dello Stato centralista».

La replica della Lega non si fa attendere, ma è tutt’altro che bellicosa: «Negare l’identità padana – si limita a ribattere Roberto Calderoli – è come dire che la terra è piatta». Un dato di fatto indiscutibile, insomma, che non sarà certo Fini a smentire. Il ministro per la Semplificazione preferisce piuttosto andare sul concreto, e accogliere la disponibilità finiana a collaborare all’attuazione del federalismo fiscale: «La prossima settimana vedrò il presidente della Camera – annuncia – per portargli gli ultimi decreti e presentargliene il contenuto: il rilancio della legislatura ci sarà proprio grazie al federalismo». Pragmaticamente concentrati sull’obiettivo, i leghisti preferiscono ignorare anche la difesa dei «diritti fondamentali degli immigrati irregolari» fatta da Gianfranco Fini, che ieri ha rilanciato la questione della cittadinanza, «non tanto come status, ma come appartenenza a una comunità dove le persone vivono, lavorano e studiano».

Un Fini che, paradossalmente, scavalca a sinistra Walter Veltroni, che invece sul tema immigrazione scopre una vocazione anti-buonista: proprio ieri, alla conferenza programmatica Pd di Busto Arsizio, è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dall’ex leader, che chiede una «selezione degli ingressi» in Italia. «Venire qui è un’opportunità, non un diritto», e dunque gli aspiranti immigrati vanno ammessi secondo una sorta di punteggio. Bersani (pressato dagli amministratori del Nord che tifavano per la proposta veltroniana) ha benedetto l’ingresso «selettivo»: «La questione non è essere buonisti o no, è essere razionali». Applausi (ironici) dal Pdl: «Se avessimo usato noi la parola “selettività” ci avrebbero dato del dottor Mengele – dice Maurizio Gasparri – ma ben venga il riconoscimento degli errori passati del Pd».

41BIS PER OMICIDI EFFERATI

sabato, ottobre 9th, 2010

“E’ doloroso e inaccettabile quello che e’ accaduto alla giovanissima Sara. Umanamente grida vendetta. Noi oggi vogliamo esprimere la massima vicinanza a tutti quelli che le hanno voluto bene. Ma la politica deve reagire. Al Senato la Lega Nord presenterà una proposta di legge che prevede il carcere duro, finora riservato ai mafiosi, anche a chi commette omicidi così efferati”.

Lo dichiara Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato. “Intendiamo estendere il regime carcerario del 41bis a chi si macchia di reati di questo tipo affinché sconti in carcere tutta la pena fino all’ultimo giorno. E’ intollerabile, come già accaduto in passato, vedere queste persone dopo pochi anni uscire dal carcere e riprendere una vita normale come se nulla fosse accaduto. Queste cose non devono più accadere ed è giusto che il Parlamento faccia la sua parte”.

Su http://www.ilpaesenuovo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8844:federico-bricolo-presidente-della-lega-nord-al-senato-41bis-per-omicidi-efferati&catid=78:nazionali&Itemid=154 trovate anche il sondaggio…siete d’accordo o no con Bricolo?

ECCOLO, IL FEDERALISMO

venerdì, ottobre 8th, 2010

da varie agenzie

Con il decreto legislativo approvato oggi dal Consiglio dei ministri ”il processo del federalismo e’ quasi finito”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nella conferenza stampa a Via XX Settembre.

Quello che e’ stato portato oggi in Cdm, ha ricordato Tremonti, e’ l’ultimo decreto di attuazione della delega sul federalismo fiscale. Saranno necessari ulteriori passaggi, in Parlamento e nella Conferenza unificata, ma ”oggi abbiamo chiuso la fase fondamentale di definizione dei testi”. Il tutto e’ evvenuto ”con una scelta di consenso con i partiti politici e gli Enti locali”. Il responsabile dell’Economia ha ribadito che ”il federalismo unisce e non divide” e che serve a ”raddrizzare l’albero storto della finanza italiana”, che cosi’ come e’ oggi, in cui tutto e’ centralizzato, ”ha prodotto solo debito pubblico”.

“Dopo i decreti attuativi su federalismo demaniale e il fisco municipale, dal Consiglio dei ministri e’ arrivata un’altra bella notizia per le Regioni e in particolare per la Lombardia: il via libera all’attuazione del federalismo fiscale delle Regioni e delle Province, cosi’ come il passaggio sui costi standard della sanita’, dimostrano che la riforma federale di questo Stato non e’ mai passata in secondo piano”. Cosi’ Davide Boni, presidente del Consiglio della Regione Lombardia, interviene in merito al via libera da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sul federalismo fiscale per le Regioni.

“Un’accelerazione necessaria, perche’ -sottolinea- questo Paese necessita da troppo tempo di un cambiamento radicale che metta le Regioni nelle condizioni di amministrare le proprie risorse e nel contempo di dare un taglio netto agli sprechi, evitando che il risanamento dei conti in rosso nella sanita’ di alcune Regioni del Sud passi continuamente per le casse degli enti piu’ virtuosi”.

Per Boni “La Lombardia non potra’ quindi che trarre benefici tangibili da una riforma che consentira’ di investire, a beneficio dei propri cittadini, le risorse che resteranno sul territorio e che premiera’ quindi quegli amministratori che hanno sempre operato per il bene pubblico”.

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Sembra quindi arrivato il tanto agognato federalismo…voi che ne pensate? Porterà realmente benefici oppure non è ancora quello che la Lega Nord chiede?

CHI RUBA TRADISCE UN’IDEA

lunedì, ottobre 4th, 2010

C’e’ rabbia nella Lega Nord del Veneto per l’arresto di un suo assessore a San Michele al Tagliamento. A seguito di questo e di altri episodi, il segretario del carroccio veneto, Gianpaolo Gobbo, ha chiesto ai segretari provinciali di fargli avere l’elenco delle persone inquisite. Il presidente della Regione, Luca Zaia, oggi commenta che ”rubare e’ un reato”, ma gia’ sabato scorso, al primo giorno della scuola per militanti della Lega, a Belluno, aveva usato parole di fuoco. ”Chi ruba non commette solo reato, tradisce un’idea, il popolo, la fiducia.

Il nostro partito ha il dovere di fare una riflessione interna, abbiamo l’obbligo di porre la questione morale” aveva detto Zaia ai suoi. ”Il partito crede nei giovani, ma non siamo gli yuppies degli anni ’80, ci vuole predisposizione e bisogna ricordare che abbiamo una grossa responsabilita’: chi ruba non commette solo reato, tradisce un’idea. Il nostro partito ha il dovere di fare una riflessione interna, abbiamo l’obbligo di porre la questione morale. Anche tra di noi c’e’ chi pensa che la politica sia una scorciatoia, ma essere ambiziosi e’ diverso dall’arraffare”.

da www.asca.it

SE QUESTA E’ POLITICA…

domenica, ottobre 3rd, 2010

“Bossi crepa” e “Lega M…”. Sono le due pesanti scritte comparse sul muro della sede della Lega Nord di via Colombera a Solbiate Arno, in provincia di Varese.

Parole vergate con dello spray di colore rosso. Nel mezzo delle due frasi c’e’ la porta d’ingresso sulla quale, sempre in rosso, e’ stata disegnata la stella a 5 punte che rievoca le Brigate Rosse impressa sopra il Sole delle Alpi, simbolo del movimento del ‘Senatur’. “Esprimiamo la massima solidarieta’ al Ministro per le Riforme Umberto Bossi e al movimento che rappresenta” si legge in una nota diffusa dal gruppo leghista solbiatese che definisce l’episodio “ignobile” oltre che un “inutile accanimento di inqualificabile gusto e assolutamente disprezzante del pensiero politico altrui, con chiara volonta’ denigratoria, offensiva e intimidatoria, non solo di una compagine politica ma anche personale del nostro ministro”.

da www.agi.it