LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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OGGI IL DISCORSO DI BERLUSCONI PER LA FIDUCIA

mercoledì, settembre 29th, 2010

Mi aspetto che Berlusconi faccia un bel discorso, un discorso credibile, sensato e tranquillo. Solo lui sa se ha i numeri, se li ha è inutile che venga in aula a fare troppi casini. A dirlo è il leader della Lega Nord Umberto Bossi in vista del discorso che il premier terrà alla Camera il 29 settembre. Per Bossi con Fini cè un problema, però Berlusconi sa se ha i numeri o meno. I voti della Lega ci sono, i voti del suo partito spero che ci siano e spero che abbia gli altri che mancano. Secondo il ministro per il federalismo poi la sinistra sta aiutando disperatamente Fini. Quanto alla possibilità che Fli non voti la fiducia per Bossi se Fini non vota non dico cosa succede perchè la sinistra fa di tutto perchè avvenga questa cosa.

FINI…CONTINUA…

lunedì, settembre 27th, 2010

da www.ilgiornale.it

Sorride amaro, Berlusconi, e scuote la testa come a dire: lo sapevo. Ossia che Fini avrebbe cercato per quanto possibile di scaricare le colpe sul cognato Giancarlo Tulliani e si sarebbe difeso dicendo «non so chi è il proprietario della casa di Montecarlo» e «solo dopo la vendita ho saputo che in quell’appartamento viveva il signor Giancarlo Tulliani». Insomma, un «non so» che non convince affatto il premier. Il Cavaliere, che vede il filmato ad Arcore, non crede alla ricostruzione del presidente della Camera ma valuta che la posizione di Fini, dopo il video, sia di assoluta debolezza. Già il fatto che il presidente della Camera non abbia avuto il coraggio di rispondere alle domande dei giornalisti e di affrontare un contraddittorio la dice tutta. E poi ha cercato, per quanto possibile, di scaricare le colpe sul cognato.

Un altro elemento valutato positivamente dal Cavaliere è la sconfessione della linea dei colonnelli finiani, Bocchino in testa. Il pretoriano di Fini, appena qualche ora fa, assicurava che dietro le società off-shore non c’era Giancarlo Tulliani. Mentre il presidente della Camera dice: «Non lo so. Gliel’ho chiesto con insistenza e ha sempre negato. Restano i dubbi? Certamente anche a me». Insomma, Fini in balìa dell’ambizioso cognato. Non certo una bella figura per l’ex leader di An. Berlusconi comunque è amareggiato perché, confida ai suoi «tutto questo teatrino poteva essere evitato, mentre adesso è addirittura a rischio il governo».

Amarezza e fastidio anche per tutte quelle accuse che il presidente della Camera gli rivolge senza mai nominarlo. La prima arriva all’inizio dell’intervento con quel «a qualcuno dà fastidio che da destra si parli di cultura della legalità, di garantismo che non può essere impunità, di riforma della giustizia per i cittadini e non per risolvere i problemi personali». A Berlusconi pare di sentire Di Pietro, non Fini. E neppure quella sottolineatura sulla mancanza di «un semplice avviso di garanzia in 27 anni di Parlamento», lasciando intendere che invece Berlusconi di grane con la giustizia ne ha a iosa. «Ma roba da matti». E ancora, al premier non va giù quell’«a differenza di altri non strillo contro la magistratura e attendo con fiducia l’esito delle indagini». Una difesa blanda, quella di Fini, con qualche colpo basso. Specie quando il presidente della Camera si traveste da Travaglio e allusivo dice che «io non ho né denaro, né barche, né ville intestate a società off-shore per meglio tutelare i loro patrimoni e per pagare meno tasse». Ma chi lo ha sentito parla di un Cavaliere sostanzialmente di buon umore, complice anche la vittoria del suo Milan.

Prima di partire per Arcore, Berlusconi registra un audiomessaggio ai Promotori della libertà in cui cerca di riportare la barra della nave sulla politica: «In questi giorni l’immagine che dà di sé la politica è davvero un disastro: è molto peggio del teatrino di sempre, del teatrino delle chiacchiere, degli insulti, delle falsità. Meglio lasciar perdere». Vuole che passi un messaggio positivo: «Fuori da questo teatrino, il nostro governo, il “governo del fare”, ha continuato a lavorare in silenzio su cose concrete, nell’interesse di tutti gli italiani». Che ormai il premier pensi anche all’ipotesi delle elezioni anticipate lo lascia trasparire quando indica la mission ai militanti: «informare gli italiani, attraverso i gazebo e le iniziative sul territorio, su un aspetto particolare del nostro lavoro: sul ruolo dell’Italia e dei nostri soldati nelle missioni militari internazionali di pace. Un ruolo e un impegno che il nostro governo ha sempre considerato imprescindibile». Non è casuale, poi, che Berlusconi dedichi gran parte del proprio discorso ai rapporti con gli Usa e con la Nato. Nella battaglia coi finiani, infatti, questi ultimi hanno spesso puntato il dito contro la solida amicizia tra il Cavaliere e Putin, dipingendo il presidente della Camera come interlocutore privilegiato di Washington. Vero? Berlusconi sottolinea invece che i rapporti con gli Usa vanno a gonfie vele visto che «l’impegno in Afghanistan ha ricevuto l’apprezzamento dei nostri alleati e in particolare un pubblico elogio dell’ex ambasciatore americano Spogli».

BOSSI SCARICA FINI

sabato, settembre 25th, 2010

da www.repubblica.it

Umberto Bossi fotografa con parole crude la crisi nella maggioranza: “Su Fini non ci si può più contare”. Per il leader della Lega, Berlusconi e il presidente della Camera “non si prendono più”, ma al tempo stesso “Berlusconi dice che ha i numeri per andare avanti”. All’osservazione che però i voti arriveranno probabilmente da ex Udc e da altri siciliani, Bossi risponde: “La Sicilia è lontana”.

E segnali negativi per la tenuta della legislatura arrivano anche dall’Mpa di Raffele Lombardo. “C’è poco da stare tranquilli – dice, intervistato dal Mattino, il governatore della Sicilia – L’Mpa ha cinque deputati, non cinquanta, e quindi non saranno quelli a turbare i sonni del Cavaliere ma noi proseguiamo la nostra strada”. Insomma il sì al governo non è affatto scontato: “Vedremo cosà dirà e farà per il Sud”.

Sul fronte delle opposizioni si fa sentire l’Udc che mette in dubbio la stabilità dell’esecutivo in vista del passaggio parlamentare del 29 settembre. “Il governo non raggiungerà la maggioranza di 316 deputati senza l’apporto dei finiani e dell’ Mpa. Ma anche se ci riuscisse non servirebbe a nulla. Se Berlusconi non chiederà più il voto di fiducia raggiungere o meno la quota di 316 non ha più senso, salvo che non serva a chiedere lo scioglimento delle Camere” dice Casini a Sud Camp 2010, l’evento organizzato dallo stesso Enrico Letta e dalla sua Associazione. E propio da Letta arriva un segnale sulle alleanze: “Le Marche dove governiamo con l’Udc rappresentano un ottimo esempio di buon governo”.

LA CAPITALE DEL NORD

sabato, settembre 18th, 2010

Bossi: ora voglio Capitale del Nord
Dopo status speciale per Roma

Ora ci vuole quella del Nord. Il leader della Lega, Umberto Bossi, commenta cosi lapprovazione del decreto su Roma Capitale in Consiglio dei ministri. La battuta del leader leghista non e piaciuta ai finiani. Fabio Granata, deputato di Fli: Quando Bossi dice che ora ci vuole la Capitale del Nord, si tratta allo stesso tempo di Storia e Geografia creativa.

Bossi, scherzosamente, spiega perche la Lega abbia appoggiato il provvedimento. Lo abbiamo votato solo perche il sindaco Alemanno e venuto piangendo, ha sottolineato il ministro facendo riferimento alla presenza del sindaco di Roma a Palazzo Chigi dopo la firma del decreto.

Finiani contro leader leghista
E polemica tra il leader della Lega e i finiani. Attacca Fabio Granata: Cosi come la Padania non esiste, Roma e lunica Capitale dItalia. La sua e Geografia creativa.

La Capitale del Nord? La lingua batte dove il dente duole. La secessione e nel Dna della Lega e chi lo nega e in malafede. Bossi ed i suoi uomini non perdono occasione di ricordarcelo. Lo afferma Alessandro Pignatiello, coordinatore della segreteria nazionale del PdCI. I suoi colleghi di governo – aggiunge – diranno che e una battuta, faranno finta di niente e sminuiranno il tutto. Ce da chiedersi fino a che punto e tollerabile che un partito del governo nazionale continui a prendersi gioco delle istituzioni e della Repubblica unica e indivisibile cosi come fa la Lega Nord.

GRIMOLDI RINGRAZIA I GIOVANI PADANI

mercoledì, settembre 15th, 2010

“La miglior risposta ai deliri di Fini e alla sua arroganza fascista sono le migliaia di giovani che ieri hanno manifestato a Venezia per sostenere Umberto Bossi e la politica della Lega Nord e a Monza contro lo scippo del Gran Premio da parte di Roma. L’attaccamento alle radici, la voglia di far politica pulita e concreta, il coraggio delle proprie idee di tanti giovani sono la dimostrazione che la Padania e le nazioni che la compongono sono vive e vegete, alla faccia di chi rappresenta un passato oscuro e antidemocratico. Le bandiere padane a difesa del Gran Premio di Monza sono andate in mondovisione, e solamente Fini potrà dire di non averle viste. Il corteo del Movimento giovani padani di Venezia, poi, ha dimostrato non solo che la Lega Nord, a differenza di altri, può contare su tante migliaia di giovani, ma anche che la nostra è una politica pulita e concreta. Tutt’altro spettacolo arriva dai giovani dei centri sociali o da quelli che sostengono il Pd, come ha dimostrato la festa di Torino. Quanto a Fini, non mi risulta l’esistenza di un seguito giovanile”.

Queste le dichiarazioni di Paolo Grimoldi, deputato della Lega Nord e coordinatore del Movimento giovani padani

FINI RASSEGNATI: LA PADANIA ESISTE

mercoledì, giugno 23rd, 2010

«Ci sono grosso modo dieci milioni di persone disposte a battersi per la Padania, vuol dire che esiste. Non c’è uno Stato padano, ma la Padania esiste». Umberto Bossi risponde a muso duro a Gianfranco Fini. La frase del presidente della Camera («La Padania non esiste, è un’invenzione che va contro l’unità del Paese») non è piaciuto per niente ai leghisti. Se Fini ha detto che andrà più spesso al Nord, non potrà contare su Bossi: «Io non vado ad accogliere uno che spara a zero contro di noi. Ha le gambe e la capacità di prendere il treno da solo, faccia da solo». In fondo, aggiunge, «quella contro la Padania è una polemica che non fa bene alla salute di Fini, perché è difficile che lui prenda i voti dalla nostra parte. Dica quello che vuole: tanto i voti ce li lascia tutti a noi».

CALDEROLI – E così, dopo le repliche a caldo del ministro Calderoli («Noi lavoriamo a mille per il federalismo, mentre altri si dedicano alla filosofia…»), del presidente del Veneto Luca Zaia («Se la Padania è un’invenzione allora lo sono anche il Sud e la questione meridionale») e del presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, arriva quella del Senatùr in persona. «Fini può dire quello che vuole, ma la Padania esiste – ha detto Cota -. È sempre esistita nella storia; esiste nella realtà socio-economica e la controprova sono i nostri consensi, che aumentano sempre di più». Bossi, in un’intervista a Repubblica, aveva già bollato le frasi del presidente della Camera come «parole senza senso di chi da noi non prende voti».

FINI – Non si fa attendere la contro-replica di Fini. «Ho avuto modo di dire quello che tanti pensano, anche al Nord, anche nella tua Brianza – scrive il presidente della Camera sul sito di Generazione Italia, rispondendo a una lettera di Stefano Basilico, giovane iscritto lombardo dell’associazione «finiana» interna al Pdl. – La Padania non esiste, come ci ha ricordato anche la Società geografica italiana. C’è solo la nostra Italia. Che avrà problemi, differenze tra Nord e Sud, ma è la nostra Nazione. E dobbiamo esserne fieri, non solo quando gioca la Nazionale». Per Fini «non si può dire che è ‘Padania’ quella parte del paese che lavora e paga le tasse. Per due motivi: non è solo il Nord a lavorare e pagare le tasse e non tutti i cittadini del Nord che lavorano e pagano le tasse si sentono ‘padani’. Sono pronto a scommettere». «Perdere tempo a discutere di una cosa che non esiste (la Padania) ci mette fuori strada – continua il presidente della Camera – Se poi, per conservare il primato (indiscusso) del Nord, per poter continuare a gridare contro “Roma ladrona”, per insistere con la favola della Padania, si vuole lasciare tutto cosi com’è, questo è un altro discorso. Ma non è il mio». «Infine, caro Stefano, tu mi chiedi di essere più presente al Nord. Accetto la sfida – dice Fini – insieme a tutti gli amici che credono nell’Italia, nel senso di appartenenza ad una comunità nazionale, a un’idea di Nazione, a una storia antica, dolorosa ma affascinante», conclude il presidente della Camera.

IL PDL – Franco Frattini prova a smorzare le polemiche. La Padania, sostiene il ministro degli Esteri, è «uno slogan che la Lega ha inventato tempo fa ed è efficace agli occhi della loro gente e se la si considera in questo senso non mi offende per niente». Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ribadisce poi che «non bisogna mai dimenticare che l’attuale maggioranza si fonda sull’intesa fra il PdL e la Lega. L’alleanza ha delle serie ragioni di fondo ed è anche evidente che essa tiene sulla base di un senso di reciproca responsabilità: la Lega Nord sceglie il federalismo e scarta il secessionismo, il PdL lavora per una linea politica di equilibrio fra Nord e Sud, al netto di eccessi in un senso e nell’altro». «Si tratta – riconosce – di un’alleanza non facile, ma che non ha alternative. Tutto ciò implica anche che, a fronte del federalismo in corso d’opera, la Lega non si deve inventare l’emigrazione in giro per l’Italia dei ministeri, operazione francamente improponibile».

FAREFUTURO – Da segnalare anche la posizione di Ffwebmagazine, rivista online della fondazione Farefuturo (vicina al presidente della Camera): «In realtà – si legge in un corsivo del direttore Filippo Rossi – i leghisti danno sostanzialmente ragione a Fini, smentendo il loro Dna culturale e derubricando la Padania a semplice area socio-culturale». «Basta leggere la risposta di Luca Zaia – afferma. – “La Padania intesa come area socio-culturale, economica e politica – dice il governatore del Veneto – è una realtà censita a livello nazionale e internazionale dai più autorevoli osservatori”. Un’apparente risposta a Fini diventa in realtà la più forte smentita della vulgata leghista: nelle parole di Bossi e dei suoi uomini la Padania finisce di essere una nazione e rientra nei ranghi di una regione. Come d’altra parte ha confermato senza rendersene conto lo stesso Zaia, pensando di segnare a porta vuota: “se la Padania è un’invenzione – ha detto – allora lo sono anche il Sud e la questione meridionale”. Qualcuno forse ha negato l’esistenza di un Nord e di una questione settentrionale? Quello che è stato detto – conclude il corsivo – è che la Padania come identità nazionale non esiste. E da oggi sappiamo che anche i leghisti sono d’accordo».

da www.corriere.it