LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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GOVERNO: UN LEGHISTA PREMIER NELL’ANNO DEL 150° DELL’UNITA’

martedì, gennaio 11th, 2011

Un leghista premier nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità di Italia. Non è l’inizio di una barzelletta, ma lo scenario che si sta delineando all’interno dei palazzi. Così dalle camicie rosse, si passa velocemente alle camicie verdi di Umberto Bossi e compagnia. In questi primi giorni della celebre ricorrenza, il tema del federalismo sta assumendo una posizione cruciale per la vita stessa della legislatura. Comunque vada, i decreti attuativi segneranno la fine del governo, in uno scenario dove la Lega Nord è l’unico partito a non aver perso un deputato dall’inizio di questa esperienza di governo. Quel tesoretto di politici tutti d’un pezzo, che Berlusconi vanta dalla sua parte, ma dal quale dipende come un tossicodipendente. Senza i quali è evidente che rischia la crisi.

I decreti attuativi del federalismo dovrebbero arrivare entro la fine di gennaio, salvo l’operazione di qualche finiano, messo nel posto giusto, che potrebbe vanificare l’impresa. L’attuazione del federalismo fiscale rappresenterebbe quindi l’anticamera di quello istituzionale al quale puntano, realmente, i leghisti. Il primo passo di un orizzonte che non sembra più tanto lontano, soprattutto adesso che grazie alla conquista di regioni come il Piemonte e il Veneto, le camicie verdi sono in posizione strategica con un forte appoggio popolare. E’ certo a questo punto, che comunque vadano le cose, sarà proprio Umberto Bossi a indicare il pollice verso a Berlusconi, cosciente che il supporto della Lega al Pdl, è una questione di vita o di morte, soprattutto adesso che Fini è diretto verso il Centro e le poltrone da accaparrarsi sono di più. L’aperture delle urne dipende solo da Bossi e dalla sua marcia su Roma , con la mira di poter conquistare qualche altro ministero, con il solo ostacolo del Pid che sta dando il suo appoggio vitale a Berlusconi e che, normalmente, chiederà qualcosa in cambio. Nello scenario delle prossime elezioni, Pdl e Lega saranno di nuovo alleati, ma questa volta a parti invertite, con una coalizione di un premier leghista, probabilmente proprio Roberto Maroni. E una Leha che almeno sulla carta, appoggerà la scalata di Berlusconi al Quirinale.

da http://www.agenparl.it/articoli/primo-piano/news/primo-piano/20110110-governo-un-leghista-premier-nell-anno-del-150-dell-unita

BOSSI: UN CASINO, AL VOTO

mercoledì, dicembre 15th, 2010

Dopo la fiducia accordata al governo dalla Camera (314 contro 311) e Senato (162 contro 135) arrivano le reazioni di tutto l’arco parlamentare. Il premier Silvio Berlusconi avrebbe confidato: “Lo dicevo che Fli si spaccava”, alludendo al voto a proprio favore delle deputate futuriste Siliquini e Polidori.

PREMIER AL QUIRINALE – Silvio Berlusconi ha concluso l’incontro al Quirinale. Nel mini vertice con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Cavaliere ha riferito sull’esito del voto di oggi. E alla luce dei risultati del voto della Camera, uno dei punti che potrebbero essere stati discussi tra Berlusconi e Napolitano potrebbe essere la possibilità di un rimpasto di governo, che a questo punto Silvio gestirebbe in prima persona senza passare attraverso nessuna crisi di governo. La fattispecie è stata successivamente confermata tra le righe dallo stesso presidente del Consiglio.

BERLUSCONI, “ALLARGARE MAGGIORANZA” – Dopo l’incontro, il premier Silvio Berlusconi ha parlato in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. per il Cavaliere “ci sarà la possibilità di aumentare anche consistentemente i numeri della maggioranza governo. Vedremo se potremo ulteriormente rafforzare la squadra di governo, anche se è già ottima e anche se sono assolutamente soddisfatto della qualità ministri e del loro lavoro”.

“CON FINI NESSUNA TRATTATIVA” – L’attenzione si è poi spostata su Gianfranco Fini, con il quale “è chiusa ogni possibilità di trattativa, anche per il comportamente dei suoi uomini, sempre estremamente negativo nei nostri confronti”. Il Cavaliere ha voluto nuovamente smentire le espulsioni dal Pdl: “Non è stato espulso nessuno”. Il premier ha spiegato: “Noi abbiamo subito critiche velenose quotidiane da parte sia del Presidente della Camera, sia da briguglio per oltre un anno. Noi sopportammo tutto fino al mese di luglio, quando nel giorno 29 riunimmo l’ufficio di presidenza del partito, composto da 36 membri, e constatammo che tutte le critiche avevano provocato un abbassamento del gradimento nei confronti dell’esecutivo di sei punti percentuali”. Il pubblico, ha conclsuo Berlusconi, “nn vuole vedere la squadra del cuore litigare negli spogliatoi”.

QUI LEGA, MARONI CON SILVIO – A gelare l’entusiasmo è stato però il Senatùr, Umberto Bossi, che dopo il lungo silenzio torna a parlare: “Così è un casino, bisogna andare al voto”. Roberto Maroni però usa toni più concilianti: “Vinta la prova di forza, vedremo se Berlusconi riuscirà ad allargare l’alleanza ai moderati. La Lega non pone veti, ma l’Udc ha votato contro il federalismo, quindi dovrà cambiare. Così – aggiunge il ministro degli Interni – si rischia di finire come il governo Prodi”.

da www.libero-news.it

E SE FOSSE BOSSI A STACCARE LA SPINA AL GOVERNO?

martedì, novembre 23rd, 2010

Umberto Bossi rispondendo ad alcun giornalisti ha chiaramente escluso la possibilità di un governo tecnico.

“Non ci può essere un governo tecnico”, ha dichiarato, “ci siamo io e Berlusconi contrari. Se il presidente della Repubblica lo facesse, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte.

“Se Berlusconi è saggio, va al voto e ritorna: prenderebbe un sacco di voti in più”. Continua il leader Bossi, rispondendo a una domanda sulle possibilità di un Berlusconi-bis.

La Lega starà con Berlusconi fino a quando non saranno fatte le riforme.

“Fino a quando non abbiamo fatto le riforme”, risponde Bossi. Quindi il voto anticipato potrebbe tenersi a marzo o addirittura a gennaio? “Vediamo quando saranno fatte le riforme”, è la replica del ministro.

“Fanc…”. Così risponde il leader della Lega, Umberto Bossi, ai cronisti che gli chiedono del fatto che Gianfranco Fini ha detto che non bisogna indignarsi se c’é qualcuno che dice che c’é la mafia al nord.

C’è chi invece prova ad ipotizzare un futuro del governo, ”Tremonti sarebbe un ottimo presidente del Consiglio ma non prima delle elezioni”.

Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni intervistato durante la registrazione della trasmissione ‘L’ultima parola’ in onda questa sera su Rai2.

La Lega favorevole alle elezioni frena e torna sui suoi passi, e lo fa ancora una volta sbandierando l’arma delle riforme. Quelle solite riforme che i politici ricordano sempre in periodi di crisi, quelle famose riforme che in quasi tre anni hanno dimenticato di fare, quelle famose riforme che costituiscono il programma che la Lega porta a vanti da 16 anni senza mai averle fatte.

Ma quali sono queste famose riforme? Mai capito.

Ciò che Berlusconi sa bene è che la tentazione di staccare la spina per la Lega è molta, vorrebbero andare subito alle elezioni.

Del resto sarebbe ottimo approfittare della mancanza di un leader nel centro-sinistra, dell’avanzata di Vendola che toglierebbe voti al secondo partito, ovvero il Pd e le continue scaramucce tra lo stesso Pd e l’Idv.

Ora si dovrebbe approfittare dell’assenza del polo centrista di Fini, Casini, Rutelli e Lombardo.

Bossi sa benissimo che il Pdl glielo perdonerebbe sicuramente, non è possibile uno strappo con la Lega, del resto se Berlusconi perde la Lega dove va da solo contro tutti?

Matteo Oliviero

da www.newnotizie.it

BOSSI E LE SUE CARTE

lunedì, novembre 15th, 2010

Tira una brutta aria nel polveroso saloon del Belpaese, un’atmosfera sospesa ed elettrica che di solito prelude all’ennesima sparatoria all’OK Corral del Far West italiano. L’uomo dietro il bancone lo sa, ma continua a servire da bere come se nulla fosse, anche se tra poco non gli resterà che abbassarsi dietro la barra e aspettare che tutto sia finito.

Al centro della scena un tavolo con cinque giocatori intorno: Berlusconi che tiene stancamente il banco, una mano già poggiata sulla fondina d’oro; accanto a lui siede Bossi e, in piedi, alle spalle di entrambi, c’è Tremonti che sbircia le carte con aria apparentemente indifferente; Fini rilancia all’impazzata perché non ha più nulla da perdere; Casini bleffa con l’abilità del pokerista consumato e finge di “vedere” l’impossibile (un governo dei migliori) essendo in realtà pronto a ogni tipo di partita; Bersani fa il suo gioco: le carte sono quelle che sono e miracoli non se ne possono fare.

Cinque giocatori, dunque, ma uno solo è il baro, colui che nasconde ben tre assi nella manica: mordicchia un sigaro spento all’angolo della bocca, indossa una camicia verde e viene dal profondo Nord. Berlusconi lo sa e anche l’uomo del bancone l’ha capito perché lo conosce bene: sono vent’anni che fa il solito gioco senza sbagliare una mano.

Tre assi nella manica, si diceva: vediamo quali sono e per quale ragione fanno di Bossi il giocatore decisivo della partita, quello da cui dipendono le sorti della legislatura.

Il primo asso lo rende forte per davvero in quanto gli permette di andare alle elezioni senza temerne il risultato. Se vince governerà più forte di prima, se perde aumenterà la sua quota di parlamentari.

Bossi è il primo a sapere che un bagno all’opposizione avrebbe il salutare effetto di rinvigorire l’elettorato e la sua propaganda: è difficile anche per lui continuare a gridare “Roma ladrona” mentre va occupando sempre di più i gangli del potere dell’odiata capitale. E se fosse escluso dal governo per via parlamentare sa bene che non sarebbe per sempre, anzi, ciò gli consentirebbe di arrivare più vigoroso di prima all’attesa rivincita.

Il secondo asso rende Bossi il potenziale protagonista di un’uscita da destra dal berlusconismo. Bisognerebbe, però, riuscire nell’impresa di varare un governo che vada oltre Berlusconi, ma con Berlusconi e che lo accompagnasse alla porta dolcemente come si fa con un ospite di riguardo.

Per convincerlo sarebbe bene trovare il modo d’infilargli in tasca un salvacondotto giudiziario e rendergli l’onore delle armi. Fini e Casini sarebbero disposti a farlo a patto di rientrare al governo in una posizione di forza. Il Pd resterebbe fuori a guardare, incamerando però il successo di assistere all’uscita di scena dell’avversario di sempre.

Un risultato politico inaspettato, forse il massimo ottenibile nell’attuale quadro di rapporti di forza dopo la sonora sconfitta del 2008, che sembra ispirato allo stratega cinese Sun Tzu: «Piegare il nemico senza combattere la guerra».

Il terzo asso consentirebbe alla Lega addirittura di puntellare un governo di transizione con dentro anche il Pd e che sia contro Berlusconi, senza ipocrisie o sottigliezze, potendo magari contare sul soccorso di una pattuglia di senatori del Pdl sicuri di non essere rieletti in caso di nuove elezioni.

Tale esecutivo avrebbe l’obiettivo di riscrivere la legge elettorale, di affrontare l’emergenza economica e poi di preparare il paese alle elezioni con regole più civili. Bossi potrebbe sostenerlo in nome della duttilità o, se si preferisce, della spregiudicatezza della sua politica monotematica, tutta incentrata sul federalismo che i nuovi alleati non avrebbero difficoltà a promettergli in cambio del suo sostegno. Sembra questo il disegno più improbabile, ma la sua plausibilità dipenderà dall’incattivirsi della situazione, dal modo con cui Berlusconi sceglierà di puntare i piedi e fare resistenza, acconciandosi alla sua natura.

Natura di pistolero, è bene non dimenticarlo. Oggi il cavaliere è debole (e un Berlusconi bis lo renderebbe ancora più prostrato) e perciò non ha l’energia necessaria per impedire la formazione di scenari alternativi, ma è sufficientemente forte per bloccarne l’effettiva realizzazione potendo contare sulle divisioni e le rivalità dei suoi avversari, vecchi e nuovi.

Anzi, è proprio un simile stallo a far tirare una brutta aria di elezioni con questa legge elettorale. Lo scenario peggiore per gli interessi del paese, ma il più favorevole al premier, il quale, vistosi pregiudizialmente rifiutato dal sistema che ha contribuito a creare, farà di tutto per far saltare il tavolo e giocare l’ultima partita nel ruolo migliore, quello della vittima.

Per questa ragione Berlusconi ha la mano già pronta sulla fondina, Bossi continua a barare e l’uomo dietro il bancone trema: sa bene che non bisogna sottovalutare la mira del vecchio pistolero, reduce da mille battaglie.

da www.ilsole24ore.com

BOSSI: ROVESCIAMO IL TAVOLO

giovedì, novembre 4th, 2010

IL CONSIGLIO di Bossi a Berlusconi: «Se quelli di Futuro e libertà ti danno l’appoggio esterno, è il momento di far saltare il banco». Basta indugi, basta pensare di resistere arroccato come certi leader democristiani d’antan: meglio staccare la spina che vivacchiare attaccati a un respiratore artificiale. «Tanto sarebbe il presidente della Camera, in quel caso, a rimetterci la faccia». E così, si otterrebbe il massimo risultato con il minimo sforzo, è il ragionamento leghista: il cerino acceso resterebbe a Fini, che si assumerebbe la responsabilità di portare l’Italia alle urne. Proprio per questo, a Palazzo Grazioli — scenario anomalo per il settimanale faccia a faccia fra il Senatùr e il premier — si rinsalda l’asse fra i due alleati sulla promessa che comunque vada a finire «non ci deve essere nessun governo tecnico».

LA PARTITA è iniziata e si rinvia la palla nel campo avversario: ecco dunque i capigruppo leghisti Bricolo e Reguzzoni (presenti all’incontro) assicurare in una nota ufficiale «si è deciso di andare avanti con l’azione di governo per realizzare i 5 punti delle riforme presentati in Parlamento». A cominciare dal federalismo… Parole che fanno il paio con quelle pronunciate dal Cavaliere a metà mattinata a Milano: «Il governo ha la maggioranza e andremo avanti fino alla fine della legislatura. La cosa più negativa e grave sarebbe affrontare una campagna elettorale in cui tutti si batterebbero con la massima ferocia e i cittadini avrebbero ragione a non recarsi a votare». A meno che, ovviamente, qualche bastian contrario (leggi Fini) decida di mettere i bastoni fra le ruote domenica. Con somma gioia del Senatùr che non vede l’ora di andare a votare: i sondaggi prevedono un bel bottino di voti al Nord.

da www.qn.quotidiano.net

TOSI FA SCUOLA A BOLOGNA, “CON LA LEGA SI VINCE”

martedì, ottobre 19th, 2010

Trasferta bolognese per il sindaco Flavio Tosi che, in veste di campione del leghismo vincente, si è confrontato con il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno (Pdl ex An) sulla strategia migliore per strappare il capoluogo emiliano al centrosinistra. Il dibattito, svoltosi al convento dell’Osservanza, era organizzato dalla fondazione «Nuova Italia» dello stesso Alemanno e da quella vicina al ministro Matteoli «Della libertà per il bene comune».

«Per vincere a Bologna», esordisce Alemanno, «il Pdl ha bisogno di una candidatura caratterizzata, di un messaggio forte e non di un discorso da moderati, perchè la gente ha bisogno di certezze». E rivolto al partito locale: «Discutete pure sul nome, ma non state chiusi nella riserva indiana, scendete dalle montagne».

I due si trovano d’accordo sulla necessità che sotto le Due Torri al centrodestra serve «un candidato politico che capisca le esigenze della gente», ma Tosi rilancia: «Un candidato leghista sarebbe la vera novità per Bologna e avrebbe un appeal maggiore anche nel centrosinistra perché», sostiene, «è più facile che i loro elettori votino volentieri un leghista, perchè noi rappresentiamo il popolo».

Per Alemanno quella di Giuliano Cazzola, deputato giuslavorista del Pdl, «è una bella candidatura perché è uno che parla chiaro, è coraggioso, ha grande capacità di farsi sentire». Più scettico su una discesa in campo di Luigi Marino, presidente di Confcooperative: «Se lo facesse sarebbe interessante, ma penso che non lo farà mai, ma Cazzola è per certi versi meglio di Marino».

Tosi però raffredda gli entusiasmi e replica che quello del deputato «è un nome, una delle proposte che verrà dal Pdl. Come la Lega», ribadisce, «farà le sue perché Bologna è nella testa di Bossi», assicura. Il primo cittadino di Verona è prodigo di consigli e avverte il centrodestra che non va sottovalutato l’uomo di punta del Pd, Maurizio Cevenini: «È un buon nome perchè è in campo nonostante il suo partito. Ma bisogna far capire alla gente che dietro di lui ci sono le truppe ascare che hanno governato la città negli ultimi anni».

Qualche scintilla si accende sulla questione, posta dalla Lega, di decentrare il ministero dell’Istruzione da Roma a Bologna la “dotta”. «Tecnicamente non sarebbe possibile, solo spostare le strutture costerebbe quattro o cinque milioni di euro» sostiene Alemanno. «Anch’io avrei risposto così se fossi sindaco di Roma. Ogni sindaco deve difendere il suo territorio» ribatte Tosi.

Nel dibattito entrano anche altri argomenti, come il riconteggio dei voti in Piemonte che sta dando ragione alla candidata del centrosinistra Mercedes Bresso a scapito del leghista Roberto Cota che aveva vinto sul filo di lana la sfida delle regionali. Per Tosi, tuttavia, «è un fatto grave per la democrazia perché non è una questione di presentazione delle liste o di questioni burocratiche precedenti. Qua è gente che ha votato e ha votato Cota e non la Bresso».

Non manca una battuta sulle difficoltà nel governo nazionale dopo lo strappo del presidente della Camera. «Credo che con Fini lo strappo sia incolmabile. Sono due anni abbondanti che lavora contro la maggioranza di Governo» è il secco commento del sindaco leghista sull’ipotesi di un «patto del trampolino» proposto dal suo collega di partito e ministro Roberto Calderoli.

E sulla possibilità di un incontro a tre tra Fini, Berlusconi e Bossi, Tosi si dice «decisamente pessimista». Per il primo cittadino scaligero, è impensabile che il leader di Futuro e libertà «cambi un disegno, ormai chiarissimo, che è quello di ostacolare le riforme». E conclude: «L’ha fatto contro l’immigrazione e l’ha fatto contro il federalismo».

da www.larena.it

BOSSI – TREMONTI, AMICI PER LA PELLE

domenica, ottobre 17th, 2010

Amici per la pelle verrebbe quasi da definirli tanto che, anche ieri, l’Umberto non si è tirato indietro quando si è trattato di difendere il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dagli attacchi che, ormai da giorni, gli arrivano dai colleghi preoccupati di vedere tagliati i bilanci dei loro dicasteri. «Io lo difendo sempre» è lo sfogo del leader della Lega Umberto Bossi che, continuando, paragona l’amico Giulio al cancelliere tedesco Otto Von Bismarck: «Lui è come Bismarck, il cancelliere di ferro – racconta per l’appunto il Senatùr al termine di un pranzo con il titolare di via XX Settembre – Sapete cosa diceva Bismarck? Chi tiene stretta la borsa, tiene stretto anche il potere». Una frase che sembra perfettamente cucita addosso a Tremonti, soprattutto dopo che ieri il ministro è stato il protagonista di uno scontro con il ministro Mariastella Gelmini che, impotente, si è vista slittare la discussione alla Camera sulla riforma dell’università perché, secondo la Ragioneria dello Stato, non ci sarebbe stata la copertura finanziaria. Nei pensieri di Bossi però non c’è solo la difesa di Tremonti ma anche le sorti del governatore del Piemonte Roberto Cota che, a causa di un ricorso messo in atto dall’ex presidente Mercedes Bresso, rischierebbe di vedere annullata la sua elezione. E così l’Umberto tuona: «Se vogliono far perdere Cota si mette male. Si mette male la democrazia, perché chi ha perso, ha perso e basta. C’é qualcuno che vuole annullare dei voti validi». Minacce che sembrano non intimorire la Bresso, la quale replica: «Se Bossi è tanto convinto dei cinque anni di Governo di Cota, stia calmo e aspetti il normale percorso della giustizia. Se si mette male per qualcuno è per loro che hanno accolto noti taroccatori di liste nella propria coalizione». E, a Il Tempo, rivela: «Su Cota, non posso dire niente visto che non lo si vede mai, ma una cosa è certa: torno volentieri a candidarmi alla presidenza della Regione perché penso di saper fare le cose». Giornata intensa quindi per il Senatùr che è tornato ad indossare l’elmetto celtico per difendere i suoi. Poi però, se qualcuno gli chiede se ci si possa fidare di Gianfranco Fini e dei parlamentari Futuro e libertà, lui cambia registro e si trincera dietro un lapidario: «Speriamo».

da www.iltempo.it

FINI PUNGE LA LEGA

martedì, ottobre 12th, 2010

Un colpo al cerchio (il federalismo è «una scelta irrinunciabile»), un colpo alla botte (no alle «piccole patrie preunitarie» e all’evocazione di «inesistenti identità padane»).

Da Palermo, dove venerdì ha benedetto il governo Lombardo quater nato dalla neo-alleanza Pd-Udc-Fli, ieri l’instancabile Gianfranco Fini è salito all’altro capo della penisola, in Val d’Aosta. E dai piedi del Monte Bianco il presidente della Camera ha aperto alla «svolta federalista», come la chiamano dalla Lega, ma stando ben attento a piantare i suoi paletti di difensore dell’unità d’Italia e di paladino della «solidarietà» verso le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, quelle che secondo le analisi demoscopiche costituirebbero il potenziale serbatoio elettorale di una destra finiana. «I forti divari tra Nord e Sud – ammonisce Fini – non possono giustificare differenze di trattamento nella fruizione di servizi essenziali, come ad esempio la tutela della salute». Niente «competizione» tra regioni efficienti e ricche e regioni sprecone e povere, dice Fini: il federalismo deve essere «solidale», e là dove le entrate fiscali non riescono a pagare «i livelli essenziali di sanità, assistenza e istruzione» deve intervenire lo Stato per «garantire l’integrale copertura».

L’attuazione del federalismo fiscale è uno dei punti di quel programma di governo che Futuro e Libertà si è impegnata a difendere lealmente, e dunque Fini non se ne smarca: «La scelta di un modello federale è obbligata e irreversibile, perché adottata dalla stragrande maggioranza degli stati di grandi dimensioni». Ma i distinguo dalle parole d’ordine del Carroccio sono chiari e netti, conditi da una punta di sarcasmo: «Alla base della crescente popolarità che il termine federalismo incontra – spiega il presidente della Camera – non vi è un nostalgico guardare indietro alle piccole patrie pre-unitarie, e neanche il fascino per una inesistente identità padana», bensì la diffusa «insoddisfazione per il cattivo funzionamento dello Stato centralista».

La replica della Lega non si fa attendere, ma è tutt’altro che bellicosa: «Negare l’identità padana – si limita a ribattere Roberto Calderoli – è come dire che la terra è piatta». Un dato di fatto indiscutibile, insomma, che non sarà certo Fini a smentire. Il ministro per la Semplificazione preferisce piuttosto andare sul concreto, e accogliere la disponibilità finiana a collaborare all’attuazione del federalismo fiscale: «La prossima settimana vedrò il presidente della Camera – annuncia – per portargli gli ultimi decreti e presentargliene il contenuto: il rilancio della legislatura ci sarà proprio grazie al federalismo». Pragmaticamente concentrati sull’obiettivo, i leghisti preferiscono ignorare anche la difesa dei «diritti fondamentali degli immigrati irregolari» fatta da Gianfranco Fini, che ieri ha rilanciato la questione della cittadinanza, «non tanto come status, ma come appartenenza a una comunità dove le persone vivono, lavorano e studiano».

Un Fini che, paradossalmente, scavalca a sinistra Walter Veltroni, che invece sul tema immigrazione scopre una vocazione anti-buonista: proprio ieri, alla conferenza programmatica Pd di Busto Arsizio, è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dall’ex leader, che chiede una «selezione degli ingressi» in Italia. «Venire qui è un’opportunità, non un diritto», e dunque gli aspiranti immigrati vanno ammessi secondo una sorta di punteggio. Bersani (pressato dagli amministratori del Nord che tifavano per la proposta veltroniana) ha benedetto l’ingresso «selettivo»: «La questione non è essere buonisti o no, è essere razionali». Applausi (ironici) dal Pdl: «Se avessimo usato noi la parola “selettività” ci avrebbero dato del dottor Mengele – dice Maurizio Gasparri – ma ben venga il riconoscimento degli errori passati del Pd».

BOSSI PENSA ALLE ELEZIONI

giovedì, ottobre 7th, 2010

Da www.corriere.it
p style=text-align: justify;Lo ripete da giorni. «Penso che si voterà in primavera». Umberto Bossi torna a parlare di elezioni anticipate. Il ministro per le Riforme, in occasione del pranzo della pace a Piazza Montecitorio con Gianni Alemanno (un incontro a base di polenta e vaccinara organizzato dopo le polemiche per la battuta Sono porci questi romani), analizza con i cronisti lattuale situazione politica. E torna a opporsi con forza a qualsiasi ipotesi di governo tecnico. «Napolitano deve tenere conto che i voti li abbiamo io e Berlusconi – dichiara il Senatùr – e quindi che il governo tecnico è un azzardo»./p
p style=text-align: justify;FINI E GP – Non può mancare una domanda sul nuovo partito di Gianfranco Fini: quale consistenza può avere Futuro e Libertà? «Spero poca» taglia corto il leader del Carroccio. I giornalisti gli chiedono anche dellipotesi di correre il Gp di Formula 1 a Roma invece che a Monza. La risposta di Bossi è netta: «Dove c…. lo corri a Roma un Gran Premio?»./p

ZAIA SU FLI

venerdì, ottobre 1st, 2010

da www.asca.it

”Spero che Futuro e Liberta’ non si candidi ad essere il partito del Sud in contrapposizione alla Lega Nord, altrimenti questa avventura durera’ poco”. Lo dice ai microfoni di CNRmedia il Presidente del Veneto Luca Zaia. Che aggiunge: ”dobbiamo rispondere con coerenza al mandato che ci e’ stato dato dai cittadini con un grande consenso. Il parlamento sara’ galantuomo e banco di prova per questa maggioranza. Questo Governo ha i numeri, come ha detto Bossi la strada e’ stretta, ma la maggioranza c’e’. Ora bisogna monitorare fino in fondo il processo del federalismo.

Il federalismo, come ha detto Napolitano, non e’ una scelta ma una necessita’. E Futuro e Liberta’ non puo’ fare ostruzionismo. Il federalismo e’ l’unica via per togliere il paese dal pantano. E’ l’unica via d’uscita. Come diceva Don Sturzo nel ’49 ‘sono unitario ma federalista impenitente’. E voglio ricordare che Sturzo, tra le altre cose, era un siciliano…” conclude Zaia.